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Presentazione Prof. Proserpi

 

Sculture Marina Ortelli

 

Al centro degli interessi artistici di Marina Ortelli, da parecchi anni, vi è la figura umana, che dal punto di vista formale è mostrata perlopiù nella sua essenzialità, attraverso corpi scarni, a volte sommari, senza neppure un’identità sessuale e addirittura senza arti. Non si tratta certamente di ritratti individuali ma l’intenzione è quella di sondare l’essere umano in generale, nella propria condizione esistenziale e in una dimensione universale.

Scorrendo i titoli scelti per i propri lavori, si notano immediatamente gli intenti e i contenuti sociali che caratterizzano il mondo attuale: le migrazioni, le sofferenze dell’uomo, la sua fragilità, la prigionia, le paure ancestrali, la mancanza di libertà, ma anche il desiderio di trovare delle soluzioni positive.

A tal proposito non è un caso che negli ultimi tempi Marina Ortelli abbia aggiunto alla raffigurazione di corpi umani delle forme più geometriche tipo la palla o la sfera: ciò sta a significare la condizione dell’uomo nel mondo - ecco dunque la sfera che allude al pianeta Terra -, un mondo tuttavia spaccato e frantumato, che si tenta di tenere assieme con un filo che cerca a fatica di ricomporre una grande frattura, una netta spaccatura, una frantumazione universale. Ma nella sfera frantumata bisogna forse leggervi anche la prigione, un luogo chiuso dove l’apertura è solo parziale, impedita dai filamenti che alludono alle sbarre delle piccole finestre delle prigioni. Non si può entrare ed uscire come si vuole, c’è un ostacolo che impedisce il transito e soprattutto la fuoriuscita e la fuga. Una mano implorante tra le sbarre sintetizza una condizione difficile.

Dal punto di vista formale la sfera nasconde il vuoto, il buio; e il contrasto tra il dentro - enigmatico e misterioso - ed il fuori - luminoso e riflettente (si veda l’uso dell’oro o di patinature che riflettono la luce) - è netto.

Frantumazioni e tentativi di ricomposizione che interessano anche la sfera famigliare e le relazioni fra i due sessi, come ci propongono i titoli di alcune opere, e pure la condizione della donna, sovente costretta a vivere nella fragilità, nella sottomissione e nell’incertezza.

Accanto alla sfera, gli esseri umani trovano posto su sorte di steli o piastre, sovrapponendosi alle pareti verticali e a volte scomparendo - o emergendo - fra gli squarci e i fori che qua e là si aprono nella materia, a volte dai profili che alludono a sagome umane. Motivo ancestrale quello della stele, che ricorda le pratiche di molte popolazioni antiche - dalla Mesopotamia all’Egitto, dall’Asia al Sudamerica -, attraverso cui hanno trasmesso e fissato nell’eternità regole, norme e principi fondamentali e fondanti delle loro civiltà. Ed ecco allora alcune scritte che accompagnano la figura umana, poche parole ma significative.

In un medesimo intento di contenuti e messaggi sono pure da leggere i lavori in bronzo che presentano la forma arrotondata di una medaglia, sul cui contorno figurano delle scritte, motivo formale caro a Marina Ortelli.

Dopo i suoi inizi artistici con il vetro e la ceramica, ma soprattutto con la terracotta, nel solco della lezione di Gabriela Spector, presso la cui scuola si è formata, Marina Ortelli si è vieppiù affrancata nella lavorazione del bronzo, con una particolare attenzione per le patinature che conferiscono all’opera un carattere sempre diverso e originale; si vedano ad esempio i blu utilizzati nelle tematiche relative al pianeta Terra.

Accanto alle tematiche universali, nella scelta dei materiali, in particolare dei piedestalli, dimostra il proprio attaccamento al territorio in cui è nata e dove vive. Nel conferire importanza ai piedestalli che sorreggono i suoi lavori in bronzo, sceglie marmi e pietre locali, provenienti per esempio dalle cave di Arzo o dalle valli superiori del Ticino e del canton Grigioni. Un piedestallo che assume importanza e che accentua la differenza di materiali tra opera e base, laddove in passato alcuni artisti avevano invece quasi azzerato l’idea del supporto; si pensi ad esempio a Medardo Rosso come pure ad Auguste Rodin.

Nel suo interrogarsi sul futuro del mondo Marina Ortelli ci mostra con intensità emotiva e forza espressiva un’umanità persa - significativa a tal proposito la lastra intitolata Umanità in croce - ma anche la possibilità del riscatto e della salvezza, come appare per esempio in Riconciliazione e Salvataggio.

 

In conclusione, volendo trovare una sorta di filo conduttore si potrebbe scegliere il motivo del filamento, un filamento che cuce e che collega. In Marina il filo ricompone, unisce idealmente due parti o due entità separate, ma con fatica e difficoltà. Ma il filo conduttore dell’esposizione di Corteglia è anche il piacere per la pratica manuale e per la lavorazione della materia, un lavoro in parte condotto negli spazi dell’Atelier 13, prima a Chiasso e ora a Vacallo.

 

                                                                                                           

     Ivano Proserpi

     Storico dell’Arte

     Vacallo, 11 settembre 2015

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